GAIA ZANZOTTERA Psicologa - COSA ASPETTARSI

COSA ASPETTARSI

Nonostante oggi si parli di psicologia ovunque e la disciplina viva un momento di apparente fortuna,
esistono ancora molti tabù e preconcetti riguardo alla professione e cosa significhi davvero “andare dallo psicologo”.

Se consideriamo che quando una persona decide di contattarne uno normalmente si trova in un momento di difficoltà o di sofferenza,
il fatto che sia ancora poco chiaro cosa succede dentro quella stanza con due poltrone non aiuta a eliminare timori, dubbi e vergogna.

Forse, per scacciarli e decidere in modo sereno e consapevole, ti sarà utile dare una prima, piccola, sbirciatina dentro quella stanza,
e scoprire cosa aspettarsi da un primo colloquio con una psicologa.

Come si svolge un incontro psicologico

Spesso, prima di contattare uno/a psicologo/a, si ha l’impressione che ci sia una formula misteriosa o un linguaggio complicato dietro a ogni colloquio. In realtà, non esistono ricette segrete: c’è invece un incontro tra due persone, una che porta con sé la propria storia e le proprie domande, e l’altra che offre ascolto, strumenti e prospettive nuove.

Una delle domande più comuni prima di chiamare per fissare un appuntamento è: “E adesso cosa mi dirà? Dovrò raccontare tutta la mia vita? Mi analizzerà in silenzio prendendo appunti?”.
È normale avere questi pensieri: il primo colloquio può spaventare e farci sentire un po’ sotto esame.

In realtà, è molto più semplice (e meno ansiogeno) di quanto sembri: il primo incontro è un momento di conoscenza reciproca, in cui puoi raccontare quello che ti senti di condividere — senza obblighi, senza “giuste risposte” da dare. Io ti ascolto, faccio domande utili a capire meglio la tua situazione e insieme cerchiamo di chiarire quale potrebbe essere il percorso giusto per te.

Ci si siede uno di fronte all’altro, senza la pretesa di sentire subito quel senso di fiducia, alleanza e sicurezza che può costruirsi solo con il tempo e l’impegno di entrambi.
(Esatto, non è come nei film, niente divano su cui sdraiarsi!)

Le sedute durano un’ora, ma non è compito tuo controllare l’orologio, a quello ci penso io.

A seconda delle esigenze, la proposta di intervento può prendere forme diverse:

Sostegno psicologico, quando c’è bisogno di affrontare momenti di stress, difficoltà emotive, scelte di vita, eventi difficili;
Counseling psicologico, per lavorare su obiettivi concreti e circoscritti, ad esempio legati a cambiamenti o decisioni;
Valutazione psicodiagnostica, se serve comprendere meglio il funzionamento personale o chiarire alcuni aspetti con strumenti standardizzati;
Altre forme di supporto psicologico, specifiche per determinate aree o temi (es. sostegno alla genitorialità, supporto di coppia, etc.);
Invio a un altro professionista, quando la problematica da trattare non richiede, almeno in prima battuta, un percorso psicologico, ma un altro tipo di consulenza specialistica.

Quanti psicologi ci vogliono per cambiare una lampadina? Solo uno, ma la lampadina deve voler cambiare.

BOJACK HORSEMAN

Falsi miti da sfatare

Ancora oggi intorno alla psicologia e agli psicologi circolano credenze e idee che non rispecchiano in alcun modo la realtà dell’incontro psicologo/a-paziente e di ciò che significa intraprendere un percorso psicologico.
Questo rischia di creare resistenze e timori che possono influenzare negativamente l’inizio di un intervento, fino a generare una vera resistenza all’idea di contattare un professionista, allontanandoci dalla possibilità di ritrovare il benessere che tutti meritiamo.

Facciamo il primo passo, iniziando a sfatare insieme i falsi miti più gettonati!

“Andare dallo psicologo significa essere deboli o malati.”
In realtà, è un gesto di responsabilità verso sé stessi e un investimento per il proprio benessere.
Ma soprattutto, riconoscere di avere bisogno di un supporto e chiedere aiuto è un atto di coraggio.
“Lo psicologo dà consigli o ti dice cosa fare.”
Il ruolo dello/a psicologo/a è accompagnare la persona, non fornire soluzioni pronte. Se ti dicessi cosa è meglio o cosa sarebbe giusto fare, non ti permetterei di agire in modo autentico e consapevole: l’azione, la scelta, sarebbero mie, non tue. E non è questo l’obiettivo del nostro incontro. Posso aiutarti a illuminare un pezzetto di strada, ma sei tu a dover fare i passi sul tuo cammino.
“Un paio di incontri bastano a risolvere ogni problema.”
Ogni percorso ha i suoi tempi. Alcuni obiettivi si raggiungono in poche sedute, altri richiedono un tempo più lungo.
Un consiglio: piuttosto che pensare a quanto tempo ci vorrà, inizia il percorso con curiosità, senza chiederti se il viaggio sarà lungo o breve. Se lo vivrai con presenza, sarà quello giusto per te.
“Parlare con un amico è la stessa cosa.”
Il sostegno di amici e familiari è prezioso, ma lo/a psicologo/a offre un contesto diverso: neutrale, protetto e regolato da principi etici e professionali. Possiede abilità, conoscenze e strumenti che nel contesto familiare non possono essere presenti/utilizzato allo stesso modo (non è un caso che agli psicologi sia fatto divieto di intervenire con parenti, amici e conoscenti!).
“Se inizio, poi non ne uscirò più.”
Il percorso psicologico non è infinito: si definisce insieme, con obiettivi chiari e tempi condivisi. Gli obiettivi possono variare nel tempo, allungandolo, perché conoscendoti meglio potrebbero emergere nuove necessità; ma come abbiamo visto, non esistono percorsi preconfezionati, solo il tuo è quello giusto.
“Lo psicologo legge nella mente.”
Non c’è nulla di magico: lo psicologo ascolta, osserva e a volte interpreta, ma non conosce la telepatia. Quando hai la sensazione che ti abbia appena letto nel pensiero, probabilmente gli hai solo fornito le informazioni migliori per riuscire a comprenderti meglio.
“Lo psicologo è per chi non ce la fa da solo.”
Al contrario, chiedere supporto significa riconoscere il proprio limite e avere la forza di cercare un modo diverso per affrontare le difficoltà. Nessuno pretende che ci ingessiamo da soli una gamba, se si è rotta. Possiamo permetterci di chiedere lo stesso supporto quando si tratta di dolore mentale e disagio emotivo.

Le uniche persone normali sono quelle che non conosci molto bene.

ALFRED ADLER

COME LAVORO

Il mio approccio è fenomenologico ed integrato: si basa sulla psicologia umanistico-esistenziale, che mette al centro la persona nella sua interezza, arricchita da strumenti e teorie di psicologia cognitivo-comportamentale e psicologia dinamica.

Non credo in un unico metodo valido per tutti, ma nella possibilità di costruire insieme un percorso su misura.
Poiché ogni individuo è unico, rispettare la sua unicità significa adottare uno sguardo curioso, esplorativo e non giudicante.

L’approccio fenomenologico in psicologia si concentra sull’esperienza vissuta così come viene percepita dalla persona, senza ridurla a categorie . L’attenzione è rivolta al “qui e ora” e a ciò che il paziente sente, pensa e sperimenta. Questo sguardo permette di comprendere la realtà psicologica nella sua immediatezza e unicità, valorizzando la prospettiva personale e soggettiva.

La psicologia umanistica mette al centro la persona e la sua capacità di crescere, scegliere e realizzarsi. È un approccio che valorizza l’esperienza soggettiva e le risorse interiori, proponendo un percorso autentico in cui il cambiamento nasce dalla consapevolezza e dalla libertà personale.

La psicologia esistenziale si ispira alla filosofia dell’esistenza e si concentra sui grandi temi che accompagnano la vita umana: libertà, responsabilità, senso, mortalità, relazioni. Più che ridurre il disagio a sintomi da eliminare, questo approccio invita la persona a esplorare il proprio modo di stare nel mondo, riconoscendo sia le difficoltà sia le possibilità di crescita. Lo psicologo diventa un compagno di ricerca che sostiene la persona nel dare significato alla propria esperienza, aiutandola a vivere con maggiore autenticità.

La psicologia cognitivo-comportamentale si fonda sull’idea che pensieri, emozioni e comportamenti siano strettamente collegati. Quando i pensieri diventano rigidi o disfunzionali, possono influenzare negativamente il benessere e il comportamento della persona.

La psicologia dinamica nasce dalle radici psicoanalitiche ma si è evoluta in molte forme contemporanee. Al centro vi è l’idea che conflitti e spinte interiori, anche quelli inconsci, influenzino il modo in cui ci relazioniamo e affrontiamo il presente.

COSA ASPETTARSI

Come si svolge un incontro psicologico

Quanti psicologi ci vogliono per cambiare una lampadina? Solo uno, ma la lampadina deve voler cambiare.

Falsi miti da sfatare

Le uniche persone normali sono quelle che non conosci molto bene.

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